2,0 van 5 sterren
Assassin’s Creed Valhalla: l’addio definitivo e noiosissimo al “Creed”
Beoordeeld in Italië op 20 november 2020
Se già in molti avevano criticato la pressochè totale mancanza di coinvolgimento degli “Assassini” nel precedente capitolo di questa longeva saga (Odyssey), una volta indossati i panni di Eivor il vichingo, ci si rende quasi subito conto che… molti altri appassionati lamenteranno, presto, la stessa identica lacuna. In alcune recensioni, si è già parlato di notevoli somiglianze di AC Valhalla con The Witcher 3, per quanto riguarda trama e gameplay. Altri recensori hanno evidenziato, con fin troppo roboanti aggettivi, la vastità della mappa di gioco, il gran numero di interazioni con gli NPC e le infinite attività che il l’eroe della storia può sviluppare durante ore ed ore di azione ed esplorazione. Tutto vero, senza dubbio, ma è anche chiaro, a questo punto, che Ubisoft ha raggiunto il “capolinea” della saga. O meglio, a livello di trame ed ambientazioni, sono sicuro che ci sarà ancora molto da dire e da “macinare” in termini di facili guadagni (con un prodotto, insolitamente “sempreverde”), ma per quanto riguarda il gameplay non posso esimermi dall’evidenziare una pericola “linea piatta” a livello di reale immedesimazione e immersione da parte del giocatore. Si devono fare, in sostanza, tutte le “solite” cose di un qualsiasi RPG-action: far maturare il proprio eroe in termini di abilità ed esperienza (questa volta, seguendo un’infinità – troppo estesa - di “skills” e capacità combattive), incrementare la potenza delle armi a disposizione, commerciare, esplorare, costruire villaggi e strutture (ci avevano già provato i ragazzi della Bethesda in Fallout 3 e 4 – con “noiosissimi” risultati peraltro), parlare, parlare, parlare e ancora parlare con tantissimi personaggi (finendo con un insolita “lettura” del gioco, a detrimento della reale interazione “action” – per fare a spadate due minuti, bisogna sorbirsi un quarto d’ora di dialoghi e, quel che è peggio – provare per credere – questi ultimi possono essere saltati a piè pari, continuando ad avanzare velocemente nella conversazione, senza neanche leggere le frasi!), nonché scoprire infiniti enigmi e misteri da risolvere nel corso di lunghe sessioni di gioco. Tutto ciò che un vero fan di AC si aspetterebbe dunque. Valhalla dovrebbe, allora, essere un vero “capolavoro”.
A parer mio, tuttavia, già dopo poche ore di gioco si rivela un ennesimo “copia e incolla” che fatica a coinvolgere davvero il giocatore e a stimolarlo a “lavorare” al proprio personaggio e allo svolgimento della storia. Sì perché di vero lavoro si tratta, perlopiù sviluppato a colpi di dialoghi e sezione gestionale, invece che di cappa e spada. Invece di indossare i panni di un muscoloso guerriero destinato al mondo ultraterreno governato da Odino, sembra di vestire i panni di un “manager” di secoli fa, impegnato a gestire politica, economia e coesione sociale tra le genti locali.
E poi, diciamocelo francamente: siamo proprio sicuri che il mondo degli aficionados di AC non vedesse davvero l’ora di scoprire il nebuloso e breve periodo storico delle invasioni vichinghe?!
Al più, sembra di giocare uno “Skyrim dei poveri”, dove manca la magia, l’atmosfera e persino la colonna sonora di un’indimenticabile atmosfera fantasy – l’unica che è già riuscita a farci apprezzare davvero l’epopea degli Jarl e delle “longship” a remi.
Sì, è indubbiamente vero che i vichinghi in pochi secoli colonizzarono le coste e i fiumi di gran parte d’Europa, le Isole Shetland, le Isole Orcadi, si spinsero fino alla Grecia e alle coste del Nordafrica, per non parlare del fatto di essere stati i primi scopritori del Nordamerica. Tuttavia, mettersi a “studiare” questa antica civiltà, storia e culltura – senza peraltro giocare con gli “Assassini” della saga – risulta, al più, un mero esercizio di lettura e memorizzazione di termini, nomi, località e mille altri idiomi che ci ricordano pericolosamente una visita all’Ikea!
Nulla di nuovo dunque, se non l’ambientazione che, ripeto, potrebbe davvero non piacere e, quel che è peggio, non riuscire a intrigare a sufficienza il giocatore. Altair & co. se ne sono andati da tempo ormai, dunque sarebbe meglio almeno cambiare il titolo di questo gioco, al fine di non deludere un sempre più crescente segmento del mercato videoludico.
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